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Trento, 22 agosto 2004
BOATO ANALIZZA LA SVOLTA
«IL MESSAGGIO È CHIARO: IN TRENTINO LA CDL È FALLITA»

Intervista a Marco Boato
del Corriere del Trentino di domenica 22 agosto 2004

«Le dichiarazioni di Zampiccoli? Sono la presa d’atto che il progetto della Casa delle Libertà è fallito in Trentino. E adesso il nuovo gruppo dirigente si trova nella posizione di dover rivedere drasticamente la propria strategia. Un tentativo apprezzabile ma la ricerca di intese al centro è velleitaria». Così Marco Boato, deputato dei Verdi, inquadra la svolta di Forza Italia che «difficilmente potrà trovare sbocchi perché i verticinazionali cercheranno di soffocare questa posizione». Ricollegandosi alle reazioni suscitate dall’intervento del senatore a vita Giulio Andreotti e dal cinquantenario della scomparsa di De Gasperi non manca di sollevare una polemica sul premio assegnato ad Helmut Kohl: «Forse qualcuno si è dimenticato che l’ex cancelliere è stato costretto a dimettersi da deputato con l’accusa di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. Davvero un brutto modo per ricordare De Gasperi».

Onorevole Boato, come giudica la presa di posizione del coordinatore provinciale di Forza Italia Zampiccoli?
«Premesso che le mie valutazioni sono in qualità di osservatore politico, non posso che constatare l’esplicita ammissione del fallimento della Casa delle Libertà in Trentino. Un fallimento che ha radici lontane nelle Politiche del 1996 e del 2001 e nelle ultime provinciali. Dopo queste sconfitte la nuova classe dirigente ha deciso un cambio di rotta forse anche alla luce della battuta d’arresto che potrebbe arrivare dalle elezioni del 2006. Ma questo pone un problema di collocazione e alleanze rispetto alle amministrative del prossimo anno».

Quindi?
«Mi pare evidente il tentativo di rivedere la strategia politica dopo aver verificato la profonda contraddizione fra il progetto politico nazionale e la dimensione autonomistica che caratterizza il Trentino. La Casa delle Libertà è in urto con l’orientamento che vuole adottare Forza Italia del Trentino».

La ridefinizione del movimento a livello locale è eloquente del processo in atto.
«È vero anche se giudico impossibile che questo progetto vada in porto. I vertici nazionali non lo permetteranno mai. Questa ipotesi di caratterizzazione territoriale è ormai una specificità da noi. Ventanni fa fu Democrazia Proletaria a legare il proprio nome al contesto locale. Seguita a distanza di tempo dai Verdi e dai Ds. Senza considerare che la Margherita è stata anticipatrice dello scenario nazionale».

Forza Italia punta al centro e cerca alleanze nell’area moderata. Con quali prospettive?
«Il progetto neocentrista è velleitario. Questo corteggiamento insistente della Margherita è un’illusione perché la Civica ha legato la propria costituzione al centrosinistra».

Il capogruppo provinciale della Margherita Casagranda disegna però scenari di medio-lungo termine in cui gli attuali schieramenti potrebbero scomparire.
«Sono in totale disaccordo. Berlusconi non uscirà dalla scena politica italiana e comunque il suo fallimento non decreterà la fine del bipolarismo. Tutte le operazioni neocentriste condotte su scala nazionale, regionale o locale sono naufragate. E Andreotti, che rilancia l’idea di un centro democratico, dimentica che è finita l’esperienza dell’ex segretario della Cisl D’Antoni a cui peraltro aveva aderito».

Le celebrazioni in onore di De Gasperi hanno chiamato a raccolta molti ex Dc.
«Non ho partecipato, pur essendo a Trento, per una precisa scelta politica. Le cene sontuose allo Scrigno del Duomo e a Villa Margon offendono la testimonianza politica e il rigore che ci ha insegnato De Gasperi. Il premio a Kohl è stato poi un errore. Si dimentica che è stato costretto alle dimissioni in seguito alle accuse di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. E di De Gasperi non posso dimenticare l’avallo che diede al primo governo Mussolini».

 

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